Il 2020 ha visto perdite record nel settore turismo. La pandemia ha ridotto gli arrivi internazionali del 74 per cento. Questo ha causato un segno negativo nella curva dei consumi in ristoranti, agriturismi e pizzerie. Il 2021 non sembra essere partito col piede giusto. Il rilancio, in questa situazione, sarà difficile ma non impossibile. In Italia, secondo Confesercenti, rischiano di chiudere oltre 70mila imprese. E i ristori previsti del governo sono considerati dai più insufficienti.
La mancanza di turisti, la chiusura dei confini regionali, le restrizioni da zona arancione e zona rossa, le fiere e i grandi eventi annullati e le riaperture a yo-yo hanno fortemente pesato sugli incassi delle pizzerie.
Basti pensare al Carnevale di Putignano che si ferma per la prima volta dopo ben 626 anni. L’appuntamento storico è stato duramente colpito dalla crisi pandemica. Un milione di euro di indotto andato in fumo. Quello di Putignano è il Carnevale più lungo d’Europa. Le sfilate dei carri allegorici hanno sempre attirato grandi e piccini, con tanti eventi satellite. Ogni anno il Carnevale attira centinaia di migliaia di presenze con una ricaduta economica sul territorio di circa 1 milione di euro, nonché l’overbooking delle strutture della zona.
“Il 31 gennaio ci sarebbe stata la prima sfilata dei carri allegorici – dice Valerio Loliva della Premiata Pizzeria di Putignano – Un anno di attesa, di speranza per molti, che si infrange contro l’ostacolo di questo dannato virus”.
Loliva si è concentrato sulla sua famiglia, riempiendo di attenzioni i suoi due bimbi piccoli, cercando di sorridere sempre per non lasciar intravedere le difficoltà del momento. “Il nostro locale non è mai stato una tipologia che si prestava a fare asporto o domicilio – racconta Loliva – Ci abbiamo provato ma non è andata bene. Durante la settimana ci ordinavano poche pizze. Il sabato poi dovevi fare duecento margherite in un’ora. Un disastro. Ecco perché, dato che l’asporto per me è stato solo una “pezza”, abbiamo deciso di chiudere completamente.
Una decisione dura per Valerio, il fratello Luigi, pizzaiolo, e il loro staff. “Noi ristoratori stiamo pagando un prezzo troppo alto – continua – anche perché i mesi di chiusura cominciano ad essere tanti. Siamo vittime di un accanimento inspiegabile. Noi ristoratori siamo stati di fatto abbandonati e parlo di giovani e meno giovani che portavano avanti non solo un’attività, ma un sogno nel quale hanno riposto non solo speranze ma anni di risparmi e sacrifici”.
Già. I sogni. “Il nostro – annuncia Loliva – è cominciato una settimana prima che scoppiasse la pandemia. Io e mio fratello abbiamo deciso di cambiare location. La nuova sede è nell’ex Cantinone (un’antica cantina, ndr), nel centro storico. Abbiamo rimandato per ben due volte il cambio sede ma il 6 dicembre abbiamo preso la dura decisione di chiudere l’attività per dedicarci al nuovo locale. Oggi – conclude Loliva – siamo pronti per riaprire con tante novità ma stiamo ancora aspettando perché noi ristoratori, alla fine, siamo e saremo dei supereroi. Cosa potrebbe succedere a breve o lungo termine? Ogni giorno in più che passa si avvicina il giorno di apertura. La gente ha bisogno di noi, noi abbiamo bisogno di loro”.
Un’altra località dall’alta vocazione turistica è Lecce. Un nome che risuona forte, altisonante nell’ambiente e che non ha di certo bisogno di presentazioni è quello di 400 Gradi, pizzeria che in zona arancione si è organizzata con l’asporto e delivery tutti i giorni solo la sera. Quando si tornerà in zona gialla – si vocifera già da lunedì – la pizzeria diventerà operativa anche a pranzo dalle 12.30 alle 15.30. E dalle 18.30 alle 22.
“Naturalmente le difficoltà ci sono – dice Andrea Godi – Noi non siamo mai stati una pizzeria strutturata per fare asporto e delivery quindi ci siamo dovuti molto reinventare. Abbiamo dovuto rivedere l’impasto e anche per quanto riguarda la consegna con peculiarità che andavano leggermente modificate. La pizza è sempre molto simile a quella che si mangia al tavolo ma facendo consegne anche a 10-15 km di distanza ho dovuto modificare qualcosa”. Ma i problemi non si fermano qui. “Ci sono difficoltà oggettive per quanto riguarda il personale – spiega Godi – Abbiamo un totale di nove pizzaioli distribuiti su due piani, ora facciamo i turni. Stiamo stringendo i denti e stiamo tentando di andare avanti sperando che arrivi la zona gialla perché il pranzo sarebbe una grossa boccata di ossigeno. Solo l’asporto la sera è molto limitante e di conseguenza non è facile. Quest’anno abbiamo pensato a fare di più gli imprenditori, a far quadrare cioè i conti, che a fare i pizzaioli e a pensare alle ricette. Ci siamo trovati ad affrontare questa novità nel bene e nel male ma tutto sommato non ci possiamo lamentare perché abbiamo raccolto i frutti di tanti anni di duro lavoro e di un nome che è molto forte su Lecce. E – conclude – posso ritenermi soddisfatto nonostante i numeri ma va bene così”.
Anche Monopoli si prepara a ripartire in vista della prossima stagione turistica. La Pizzeria Cirasella, nata nel 2018, si è organizzata con asporto e delivery. “Tutto sommato non sta andando malissimo – dice Luigi Gentile, patron e pizzaiolo – ma il pensiero va rivolto ai miei dipendenti a cui non riesco a dare risposte dato che non le abbiamo nemmeno noi però sono ottimista e fiducioso nel ripartire quanto prima”. Gentile non si è perso d’animo. “Ci siamo adattati al periodo reinventandoci facendo pane, taralli, panettoni e prodotti da forno – spiega – La mia impressione ripeto è positiva purtroppo stiamo vivendo questa situazione bruttissima con ansia ma allo stesso tempo però vogliosi di ritornare presto a fare meglio ciò che facevamo. Questa pausa mi ha fatto riflettere molto permettendomi appena sarà possibile di mettere in atto nuovi prodotti, novità e soprattutto raddoppiando la voglia e la passione che ci metto nel mio lavoro”.