La Puglia resta arancione. Le pizzerie, tra delusione e nuovi progetti – Ultima parte

Da lunedì la Puglia resterà arancione. Salta a sorpresa la zona gialla tanto sperata. Se il governo darà il via libera alle proposte del Cts i ristoranti e le pizzerie potranno rimanere aperti la sera in zona gialla e a pranzo in zona arancione.
Il nuovo Dpcm scade il 5 marzo e i giovani gestori dei locali sono già in fermento e non vedono l’ora di riaprire e rincontrare la clientela. La parte più bella del loro lavoro, come dicono in tanti. Perché mancano i sorrisi. Il contatto con la gente. Ma non manca la speranza unita ai nuovi progetti di chi non si perde d’animo e pensa al futuro.

“La mia idea inizialmente – dice Fabio Bergamo, titolare di Partenope (Conversano, BA), attività nata a inizio 2019 – era quella di dare una continuità alla pizzeria potendo lavorare anche con il servizio al tavolo nell’ora di pranzo perché nel weekend si crea un po’ di movimento. Per poi continuare con un servizio d’asporto. Ho cambiato rotta improvvisamente dall’ennesimo cambiamento dai milioni di Dpcm di questo governo incapace. Tolto il servizio al tavolo nel weekend non ne valeva più la pena restare solo con l’asporto. Abbiamo una clientela molto ampia ed estesa in tutto il Sud Barese. E non avendo una struttura adatta per un servizio d’asporto essendo molto grande e di conseguenza con numerose spese restare aperti non conveniva”.
Quindi Fabio ha deciso di chiudere. “Ho scelto di chiudere – spiega – e riaprirò con la speranza di poter lavorare senza più chiusure e Dpcm ridicoli. Nel contempo sto concentrando tutte le energie sull’apertura di Polignano e creando nuove pizze essendo noi oggi molto copiati nel circondario…”.
Nelle parole di Fabio tanta rabbia. “Penso che siamo governati da un branco di incapaci – conclude – che nonostante i tanti e continui contagi senza ribassi ma, anzi, casi in aumento continuano a penalizzare solo alcune categorie e attività quando oramai è palese che i contagi non arrivano da lì. Il settore è molto in difficoltà e purtroppo con questi pochi aiuti sterili non si riesce a tirare avanti avendo spese vive sempre attive. Lo stop è arrivato solo per i nostri incassi. C’è una forte crisi ma viviamo giorno per giorno con la speranza che qualcosa cambi. Con oggi siamo al quinto mese senza ristori o aiuti con tante ma tante spese sul groppone. Idem per le casse integrazioni dei ragazzi quindi la situazione è davvero tragica per noi di questo settore”.

Sempre a Conversano, un’altra attività giovane e con una storia davvero particolare. Una storia di coraggio.

“Il nostro percorso lavorativo – spiegano Gianmichele Vitto e Dominga Laselva, coppia nella vita e nel lavoro, proprietari di Conté – sarebbe dovuto partire a febbraio 2020. Abbiamo da subito colto il momento difficile e ci siamo fermati con l’inaugurazione ma abbiamo proceduto con una buona comunicazione online”.
La loro avventura inizia a giugno. Subito dopo il primo lockdown, Conté apre le sue porte e lo fa con la consapevolezza di tante difficoltà legate al periodo. Il lavoro incalza, la clientela da subito apprezza le idee di Gianmichele e Dominga, forme e consistenze di pizza differenti. “Indubbiamente – dicono – avremmo potuto fare di più però il periodo non ce lo ha permesso nonostante non sia stata mai abbassata la guardia durante l’estate: ambienti sempre sanificati, distanziamento e prenotazione obbligatoria”.
Purtroppo il lavoro in sala si blocca subito dopo pochi mesi con i nuovi Dpcm di ottobre. Ma la coppia non demorde e si organizza di conseguenza: “Ci siamo reinventati un nuovo modo per stare vicino alla nostra clientela e permetterci di lavorare in sicurezza grazie al delivery e all’asporto, senza mai fermarci nemmeno un giorno. Ci siamo attrezzati con box preriscaldati per far sì che la nostra pizza fosse il più possibile simile a quella servita in sala, senza alterare la nostra qualità e presentazione del prodotto. Anzi, abbiamo anche osato, acquistando materie prima di eccellenza come il tartufo nero pregiato di Acqualagna. Abbiamo sempre voluto differenziarci ed è per questo che puntiamo molto ad eseguire un servizio delivery di qualità e non di quantità. Resta di fatto che la sala è spenta, buia e solitaria ma per fortuna si illumina attraverso il nostro sorriso, perché quello non si è mai spento”.
Gianmichele e Dominga sono due giovani imprenditori ma con alle spalle anni di esperienza, sacrifici e tanta gavetta. “Proprio per questo – ci tengono a precisare – sicuramente questa situazione ci spaventa ma non ci abbatte. Siamo persone che credono in quello che fanno, cerchiamo di ‘adattarci’ al momento senza piagnistei ma cercando soluzioni per andare incontro alla nostra clientela. Il nostro è stato solo un piccolo inizio – sottolineano – ma siamo carichi e non vediamo l’ora di accogliere i nostri clienti nuovamente ‘a casa nostra’ e far vivere un’esperienza di gusto, grazie anche al nostro approccio delicato e discreto. Questa pandemia potrebbe modificare ancora per molto la nostra quotidianità, dipende da molti fattori: comportamento sociale, vaccini, istituzioni, buon senso insomma. Ma nel mentre – concludono – consigliamo a tutti i nostri colleghi di non arrendersi, di non fermarsi, di reinventarsi un modo per restare in contatto con la propria clientela e poterle essere davvero di supporto, anche solo attraverso la felicità che può donare una pizza. Questa esperienza indubbiamente ci ha resi più forti perché mai avremmo potuto immaginare un inizio di carriera così. Testa, cuore e coraggio, sempre”.

Parole di speranza che non possono passare inosservate, soprattutto in questo periodo. In mezzo a tanta rabbia e smarrimento possono essere un faro per chi ancora non si capacita della situazione e non riesce proprio a mandarla giù. Una delle cose che echeggia nelle parole dei pizzaioli e dei gestori di questi locali è l’infinita tristezza causata dalla mancanza del rapporto diretto con il cliente. Come sottolinea Gabriele di Carlo della pizzeria Gonia (Mesagne, BR) che sta lavorando ora con asporto e delivery dopo aver acquistato un furgoncino e uno scooter per fare le consegne”.
“Al momento – dice – stiamo lavorando cinque giorni su sette, ma alle 23 siamo già a casa. Purtroppo in settimana non si fa molto. Alcune sere non copriamo neanche le spese dei ragazzi, quattro fissi più due extra il sabato. Il grosso degli incassi è tra il sabato e la domenica ma praticamente stiamo facendo il 60% in meno di quello che si faceva prima. D’altronde il lavoro il sabato è concentrato in un due ore circa, dopodiché il vuoto assoluto. Quindi diciamo che attenuiamo le perdite come costi fissi, utenze luce e gas e vari impegni personali. Per il momento abbiamo ancora un po’ di autonomia. Ovviamente le riserve non sono infinite. Questa è una situazione che mai avrei immaginato di affrontare e dopo l’illusione e la speranza che tutto fosse finito con l’arrivo dell’estate arriva la presa di coscienza che la situazione è tutt’altro che alla fine. Quello che sto provando personalmente è un senso di smarrimento, rabbia e tristezza. Mi manca molto il lavoro con i tavoli, la gente seduta, i sorrisi e le chiacchierate con le persone. In fondo abbiamo scelto di fare questo lavoro anche per questo. Magari la butto un po’ sul romantico ma lo penso davvero. Non so davvero – conclude Gabriele – cosa ci aspetta per il futuro e fare previsioni in questo momento mi risulta assai difficile. Spero che finisca tutto al più presto e che si possa tornare a lavorare normalmente. Comunque se dovessi trovare una cosa positiva su questa periodo storico che stiamo vivendo è il tempo che sto trascorrendo in più con mio figlio e la mia famiglia”.

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